Emorroidi: scopriamo cosa sono

Interne, esterne, i gradi della malattia. Una miniguida per imparare a conoscerle.

Sono soltanto piccoli vasi sanguigni dilatati e/o infiammati: nulla di cui vergognarsi, in teoria. Eppure, in pratica, delle emorroidi ci si vergogna, e molto.
Se ne parla il meno possibile, quasi mai al di fuori del contesto familiare e, spesso, finché si riesce a sopportare il disagio, neppure con il medico. Quando si affronta l’argomento, il problema è sempre di qualcun altro.

Il risultato è che questo disturbo, in realtà molto diffuso, è poco conosciuto, molto stigmatizzato e molto meno curato di quando dovrebbe.

Di fatto, a rendere così imbarazzanti le emorroidi è la loro collocazione a livello delle delicate pareti che rivestono la parte terminale del retto e dell’ano.

I vasi collocati in questa zona, necessari per irrorare le mucose, sono sottoposti a stress quotidiani durante tutta la vita e nelle persone predisposte e/o che seguono uno stile di vita sedentario e un’alimentazione inadeguata possono ingrossarsi, a causa di un indebolimento della parete vasale.

All’inizio, le emorroidi si presentano come piccole protuberanze della parete del retto e/o dell’ano. Nel primo caso, quando il disturbo è insorto da poco e non è particolarmente grave, le tortuosità sono invisibili dall’esterno, a meno di applicare una forte pressione, per esempio durante evacuazioni difficoltose.

In questo caso, si parla di “emorroidi interne”. Le emorroidi che si formano a livello dell’ano e quelle rettali più voluminose che fuoriescono, invece, sono dette “esterne” e si presentano come rigonfiamenti morbidi, rossastri o bluastri, visibili sull’orificio anale.

In entrambi i casi, i sintomi tipici sono decisamente fastidiosi: dolore e bruciore anale, soprattutto all’ evacuazione; sensazione di evacuazione incompleta; sanguinamento; prurito e irritazione intorno all’ano; produzione di muco e sensazione di “ano umido”.

Di solito, il disagio è maggiore se l’emorroide è esterna, perché più facilmente sensibilizzata dai vestiti, dal contatto e dai movimenti, mentre di quelle interne si può rimanere inconsapevoli a lungo.

Un’emorroide non trattata può aggravarsi, ingrandendosi, provocando perdite di sangue anche cospicue, subire una trombosi. Quest’ultima condizione è così dolorosa che potrebbe richiedere la correzione chirurgica.

Tecnicamente, la gravità delle emorroidi è classificata secondo quattro gradi:

  • I grado, emorroidi interne;
  • II grado, emorroidi che fuoriescono sotto pressione e rientrano spontaneamente;
  • III grado, emorroidi che appaiono all’esterno, ma possono essere fatte rientrare manualmente;
  • IV grado, emorroidi che restano sempre estroflesse.

Per non soffrire inutilmente ed evitare che il problema peggiori, è importante rivolgersi al medico, con serenità e fiducia, fin dai primi fastidi e individuare con lui i rimedi più adatti al proprio caso.

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